CLUE
Bisogna vivere con il tempo e con lui morire
PRESS
“Per chi scrive essere catapultato per un’ora in un mondo in cui a parlare è il clamore dei corpi e dello spirito è un dono prezioso. In Clue si viene sedotti da codici completamente alternativi alla parola complessa. Una delle scene più potenti a mio avviso si basa per esempio sul semplice conflitto tra due particelle minime del dire che sono però l’essenza dell’essere liberi: il dualismo tra “si/no”, accondiscendenza o ribellione/rifiuto. Ma non voglio estrapolare momenti o singoli esempi da uno spettacolo che ha in scena 15 attori che stanno sempre contemporaneamente sul palco con dei ritmi ipnotizzanti che mescolano danza, musica, teatro, circo e, appunto, il clamore dei corpi. I clamorosi nei manicomi di un tempo erano una specie di matti, i più complicati da gestire. Per questo Clue ha come effetto sorprendente la riuscita e preziosa alchimia di maneggiare con delicatezza il caos delle personalità catapultandole in scena.
Per un’ora lo spettatore viene trascinato in una proiezione dell’inconscio dove ha infinite combinazioni nelle quali immedesimarsi, nutrite da una spirale pazzesca di azioni sceniche, gesti, caroselli di movimenti, suoni, canti rumori. A rendere tutto clamorosamente reale e tangibile ci pensa l’energia degli attori che hanno potuto contribuire a “scrivere” in modo irripetibile ogni messa in scena perché nel lavoro della regista Lucrezia Maimone si percepisce la naturale (e rara) capacità di predisporre e non di disporre. Ciascuno in scena porta fuori molti “Io” che moltiplicati per quindici attori diventano un godibilissimo caleidoscopio di entropia umana. In scena tutti questi infiniti frammenti riescono a spiegare la molteplicità nell’unità meglio di milioni di parole. Il caos ha un’armonia stupefacente e se viene meno l’accettazione e la capacità di accogliere questa nostra natura caotica e di adeguarci al suo ritmo, ogni altro tentativo di ricomposizione basato su un ordine orientato alla negazione e all’esclusione corrisponderebbe a una insostenibile mutilazione della nostra umanità. Uno spettacolo clamoroso insomma. Nel cui vortice non c’è il tempo di sceglier in che modo emozionarsi, se ridere, inquietarsi o commuoversi, travolti da una tavola imbandita di mescolanze di emozioni così pantagrueliche.”
Andrea Melis
un ringraziamento speciale a Simonetta Pusceddu e Stefano Mazzotta per la fiducia riposta in questo progetto, a Edoardo Demontis per la preziosa complicità artistica, a Riccardo Serra per l’affetto e la partecipazione.
Mi chiamo Lucrezia.
Spesso mi perdo nella morbidezza dei sogni, per questo potresti dire che sono una sognatrice. Mi piace dipingere il cielo con le nuvole ma ho i piedi nudi per terra e le ginocchia sbucciate.

Lucrezia Maimone
CLUE BACKSTAGE
fotografia: Federica Zedda photography